giovedì 14 marzo 2013

Belisama

Belisama, il cui nome deriva dalla radice protoindoeuropea "bel" = "luce" e significherebbe  "estate brillante", era la Dea gallica e ligure del fuoco, della saggezza, della forgiatura e dell'artigianato, moglie di Bel/Belenus/Belanu Dio del Sole, uno dei maggiori e più antichi déi europei, associata ad Atena/Minerva, anche lei come Brighid viene spesso raffigurata con un serpente e una scrofa bianca (antichi animali legati alla Dea Madre) e condivide con lei la radice del nome e le caratteristiche tanto da poter affermare che siano la stessa divinità. Il fatto che venga spesso rappresentata con dei serpenti fra le mani, sta ad indicare che era una dea della saggezza e della guarigione. Belisama era anche la Dea delle acque, signora dei fiumi, dei ruscelli e delle fonti sacre a scopo curativo e legato alla fertilità. Altre varianti del nome sono: Belisana, Belisna, Belisma, Belasama, Belesana. Iscrizioni con il suo nome sono state rinvenute dalla Gallia Cisalpina e Transalpina, a sud, sino alle isole britanniche, a nord. La sua pianta sacra era il biancospino e con questo, secondo la leggenda, avrebbe indicato a Belloveso il luogo di fondazione della città di Milano.  Secondo una leggenda nei profondissimi sotterranei del Duomo ci sarebbe un lago, un grande lago circondato da arcate e sulla cui riva ci sarebbe un tempio dedicato a Belisana o alla Grande Madre. Belisama e il suo consorte vengono festeggiati a Beltane, il primo maggio.

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Il primo santuario
La storia della piazza del Duomo non può andare disgiunta da quella del medhelan, “centro di perfezione” o “terra sacra di mezzo”, ossia del grande santuario celtico presumibilmente fondato nel primo quarto del VI sec. a.C., da cui derivò il nome latino di Mediolanum e quello odierno di Milano. 
Un medhelan era un bosco sacro che si trovava, più o meno casualmente, al centro di una serie di coordinate terrestri e astrali, che facevano di esso il luogo ideale per il raduno dei druidi e della popolazione in particolari momenti celebrativi.
Il nostro santuario, destinato alla confederazione insubre, doveva presentarsi come uno spiazzo erboso circondato da alberi che formavano un’ellisse con gli assi di m 443 x m 323 ed era situato intorno a piazza della Scala, lasciando piazza del Duomo a meridione. L'accesso al santuario era garantito da un sistema di sentieri il cui tracciato venne mantenuto anche in età romana e si trasmise fino al XIX secolo; tra i tracciati viari quello che correva immediatamente a meridione del santuario condizionò l'orientamento dei posteriori edifici romani e per conseguenza l'orientamento di quella che sarebbe diventata la nostra piazza del Duomo. Questo tracciato è identificabile con l’attuale corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo, Cordusio e via Broletto, il cui andamento curvilineo è ancora evidente, nonostante lo stravolgimento dell'orientamento operato per la realizzazione della piazza in età sabauda.


Il santuario di Belisama-Minerva
Le costruzioni più antiche rinvenute nell'area di piazza Duomo risalgono a due secoli dopo la fondazione del santuario, quando con la seconda ondata di Galli, conosciuta come invasione guidata da Brenno nel 390 a.C., al medhelan si affiancò il centro della confederazione insubre, secondo la leggenda col nome di Alba. Nonostante manchino reperti per stabilire la qualità delle abitazioni, nell’area di Palazzo Reale e della retrostante via Rastrelli sono stati fatti ritrovamenti databili tra la fine del V sec. e gli inizi del IV sec. a.C. Gli scavi nell’angolo SW di Palazzo Reale hanno restituito a - 5 m di profondità una piccola fornace del V sec. a.C. oltre a tracce di abitazioni non meglio definite.
Da Polibio sappiamo che gli Insubri avevano un tempio dedicato a Minerva, corrispondente alla celtica Belisama o Brigida, la “Luminosa”, che custodiva le insegne dette “inamovibili”. La tradizione locale identifica questo tempio con una piccola cella a base quadrata e forse circondata da un portico rinvenuta da Mario Mirabella Roberti all’interno della cattedrale estiva, con delle misure che si aggirano sui m 17 di lato. 


La cittadella
Il medhelan continuò a sussistere accanto ad Alba e venne più tardi trasformato in cittadella, ossia circondato da un terrapieno rinforzato da palizzate, affinché la popolazione potesse trovarvi riparo nelle emergenze o vi si radunasse in occasione di feste o cerimonie. Aveva pur sempre carattere sacro, finché dall'imperatore Augusto in poi, dopo il divieto dei culti peculiari dei Celti, tale funzione venne gradualmente meno. Nell'antico medhelan si poté allora costruire (sono state trovate tracce di abitazione intorno a S. Fedele), ma avanzava ancora ampio spazio per i raduni, per cui rimase nella memoria collettiva a partire dal medioevo come arengo; il vocabolo pare essere di origine germanica e derivare da "ring" ossia "cerchio", forse per l'abitudine di disporsi intorno a chi parlava, ma nei documenti si chiama anche arenario, chiaramente per la presenza di terra battuta. 


"...E' una delle potenti Matres e quale rappresentazione del potere femminile è intimamente legata al sottosuolo, gli inferi, il grande ventre della Madre da cui nascono tutte le sorgenti. Da citare è la sorgente di Herse ( Francia ) situata nella foresta di Belleme, ovvero Belisama, in cui un'iscrizione latina rivela che era dedicata agli "Dei Infernali" ( da intendere nel senso pagano del termine ). Tra le rappresentazioni più interessanti, alcune statuette votive in cui viene raffigurata come una nobile donna ( elemento generatore - Terra - Acqua ) ornata di corona ( Fuoco - Luce - Regalità ) e coperta da una lunga veste. Il braccio destro è disteso lungo il corpo con la mano aperta, palmo rivolto in avanti. Il sinistro è invece piegato a livello del bacino con la mano semichiusa a forma di coppa. L'intera figura poggia sulla schiena di un uccello simile ad un anatra ( Aria - Acqua )...."






domenica 10 marzo 2013

Il Trifoglio


TRIFOGLIO (TRIFOGLIO ROSSO)
NOME BOTANICO: Trifolium prantense
GENERE: maschile
PIANETA: Mercurio
ELEMENTO: Aria
DIVINITA’: Brighid
POTERI: protezione, denaro, amore, fedeltà, esorcismo, successo.
DESCRIZIONE: Il trifoglio pratense o violetto è senz’altro da tempo una delle leguminose foraggere più diffuse in Europa ed in alcuni Paesi del vecchio continente raggiunge estensioni di alcune centinaia di migliaia di ettari. Ha un comportamento cespuglioso ma può raggiungere i 90 cm. di altezza, le foglie alterne, trifogliate; i fiori, piccoli e tubolari, sono di colore porporino, formano dei capolini sferici circondati dalle foglie.
HABITAT E COLTIVAZIONE: Presente in tutto il territorio Italiano, si trova in prati, pascoli, incolti, è molto resistente  al freddo e preferisce i terreni argillosi dal livello del mare fino ai 2.600 m.
RACCOLTA: Fiori da maggio a settembre. Foglie tutto l’anno.
PROPRIETA’ MAGICHE E CURIOSITA’: E’ un amuleto protettivo e porta fortuna. Il trifoglio è simbolo dell’Irlanda e della Scozia, simbolo della saggezza druidica, associato al triskell e a tutto ciò che esso rappresenta. Il trifoglio bianco si usa contro i malefici. Il trifoglio rosso nelle operazioni finanziarie e per stimolare i desideri sessuali. Spruzzare l’infuso di trifoglio rosso allontana gli spiriti maligni. In generale il trifoglio portato all’altezza del seno destro porta successo in tutte le iniziative. Se messo nella scarpa sinistra allontana il male. Vicino al cuore avvolto in un pezzo di seta blu aiuta a superare le delusioni d’amore.
PROPRIETA’ CURATIVE: Il trifoglio dei prati depura l’organismo sia a livello epatico che intestinale, stimola le difese immunitarie, aiuta nei problemi cutanei. Dal trifoglio si estraggono fitormoni, ormoni vegetali in particolare estrogeni che rallentano il processo d’invecchiamento della pelle; attenuano i disturbi della menopausa come le caldane; combattono l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari e la depressione. Il trifoglio rosso è un rimedio erboristico naturale conosciuto da secoli per i suoi effetti utili sulla fertilità ed uno dei motivi per cui aiuta nei trattamenti mirati ad aumentare la fertilità è che possiede attività simili agli estrogeni, un ormone essenziale nel processo riproduttivo femminile. I fiori, invece, hanno un effetto espettorante, ripuliscono le vie aere, curano le affezioni polmonari, la laringite, la bronchite, la tosse secca e la pertosse. Il trifoglio rosso non è raccomandato per le donne incinte e con condizioni come l'endometriosi, fibromi uterini e tumori del seno, delle ovaie o dell'utero. Non devono assumere trifoglio rosso a causa di possibili effetti estrogenici. E’ sconsigliata l’assunzione del trifoglio rosso anche per gli uomini in caso di carcinoma della prostata, a meno che non sia il medico stesso a consigliare di usarlo. Esistono poche informazioni disponibili su come il trifoglio rosso potrebbe influenzare un neonato o comunque un bambino piccolo, pertanto il suo uso non è raccomandato durante l'allattamento o durante la prima infanzia.
FLORITERAPIA: Il Trifoglio aiuta le persone a restare calme e centrate di fronte alla paura, al panico o all’isteria collettiva. Permette di conservare il proprio equilibrio psichico. Essa viene raccomandata nelle situazioni di emergenza, come disastri, conflitti e catastrofi… Paura. Aiuta a sviluppare: Calma.

Estratto dal mio ebook "Grimorio verde - I Tesori della Terra"

Ostara - Equinozio di Primavera (20-21 Marzo)

Intorno al 21 Marzo cade l’Equinozio di Primavera, momento importante per i popoli antichi perché indicava l’inizio del periodo della semina e l’avvicinarsi della stagione calda. Ostara/Oestara è chiamato anche "Giorno della Signora" o “Alban Eiler”(Luce della Terra), questa festa celebra il ritorno della fertilità della terra. Ostara rappresenta la magia del nuovo inizio, nel meraviglioso equilibrio di luce e buio dell'Equinozio di Primavera. Siamo al Mattino del Mondo, nella luce crescente e chiara che rende i giorni del buio un ricordo che inizia ad annebbiarsi. Nell'equilibrio, e nell’armonia degli opposti ci viene incontro un mondo nuovo, ricco di promesse, di fertilità, di apertura, di possibilità e colori. La Primavera è infatti stagione di espansione, di creatività e di danza gioiosa. 

L'Equinozio è il giorno in cui nell’area mediterranea si commemorava il ritorno trionfante della giovane Dea Kore/Persefone/Proserpina dal buio degli Inferi alla superficie della terra, dalla Madre Demetra/Cerere, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità.
Un altro mito che mostra bene invece l'idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele: Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele lo fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole e mammole. Gli dei, non potendolo resuscitare, lo trasformarono in un pino sempreverde. Dopo l'Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite che venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo "Adon" (Signore). Egli dimorava sei mesi all'anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l'equivalente dell'Afrodite greca. Allo stesso modo si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti.


Secondo alcune mitologie neopagane e wiccan questo è il momento dell’anno in cui si celebra l’incontro della Giovane Dea Vergine, diventata fertile, con il Giovane Dio solare, nato al Solstizio d’Inverno e ormai cresciuto in forza e bellezza. Il loro incontro esprime l’equilibrio degli opposti, l’attimo impercettibile in cui tutto sembra perfetto, bilanciato e in equilibrio. Così come la terra si sta risvegliando dal torpore e dal sonno invernale così anche noi, insieme alla danza degli Dei dell’anno, sentiamo che dentro di noi qualcosa si sta destando, è un momento di grande fermento. Spiritualmente è il momento dei nuovi inizi, della semina di ciò che abbiamo elaborato mentalmente durante l’inverno, programmando e pianificando concretamente le nostre idee per poterle realizzare, è il tempo di liberare le energie creative, produttive e sessuali, permetterci di esplorare nuove possibilità di realizzazione sia a livello fisico che spirituale. E’ il momento dell’innamoramento, del gioco della seduzione, della danza dell’amore, dell’incontro e dell’esplorazione dell’altro, nel potere dell’energia primaverile.
Dee venerate in questo giorno sono: Persefone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Afrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere. Il Dio si trova nella sua forma di Pan, Herne il cacciatore, l’Uomo Verde, Maponus, Angus, Mithras, Odino, Thoth, Osiride. Ad Ostara, così come la Dea è Vergine in fiore, il Dio prende l’aspetto di un guerriero, il campione della Dea, e come alcuni eroi ( Ercole o Artù ), ha 12 fatiche da attraversare, ognuna legata ad un segno dello zodiaco. In alcune rappresentazioni mitiche durante le celebrazioni, il ragazzo che impersona il giovane Dio, danzando attorno al cerchio, si mostra armato con la Lancia del Sole e con le Frecce della Passione e quando interpreta la sua parte, con il permesso della Dea, lancia le sue frecce nel sole e inizia il suo viaggio. E’ il simbolo della giovinezza e dell’istinto della natura. Come per gli altri festival stagionali antichi, questo giorno è stato in parte assorbito dalla Chiesa cristiana ed associato a due giorni importanti. Il primo è la festività dell’annunciazione della benedetta Vergine Maria, che cade il 25 marzo e il secondo, naturalmente, è la Pasqua, che riprende quasi per intero il simbolismo intrinseco della festività antica di origine pagana.

Questo festival prende il nome dalla Dea anglosassone della fertilità e della Primavera, Eostre/Ostara, i cui simboli sono le lepri, l’agnello (simbolo di rinascita e resurrezione divina, e anche legato al segno astrologico dell’Ariete, sotto il quale avviene l’equinozio di primavera), la colomba (simbolo della primavera, dell’amore, dell’anima che s’innalza e del divino femminile), le uova degli uccelli, i semi, la luna nuova, le farfalle ed i bozzoli. Interessante tradizione tipica della Pasqua è, infatti, lo scambio delle uova di cioccolato, in Germania ad esempio vi è l’usanza che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, chiamata Ostern, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale”, in Inghilterra si fanno rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto. Questa tradizione è fortemente legata al culto della Dea precedentemente descritta, infatti nelle tradizioni pagane si celebrava il ritorno della dea andando a scambiarsi uova “sacre” sotto l’albero ritenuto “magico” del villaggio, usanza che dunque collega Eostre alle divinità arboree della fertilità. 

La leggenda narra che un giorno la Dea, mentre faceva giocare un gruppo di bambini, trasformò un uccello in coniglio. Con grande gioia dei bambini, l’animale stregato depose uova colorate. Da questa leggenda traggono origine il coniglio pasquale e il rito delle uova. I Celti associavano la lepre alle Dee della Luna e della caccia. Cacciare questo animale e cibarsene era proibito, eccetto che nel periodo primaverile e di Beltane, quando mangiare la lepre era considerato come un modo per accrescere la fertilità. Nella tradizione buddista le leggende narrano di come una lepre si fosse sacrificata per nutrire Buddha affamato balzando nel fuoco. In segno di gratitudine Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. L’uovo non è scelto a caso ma è da sempre simbolo di rinascita. Per il primitivo raccoglitore e cacciatore la Primavera portava gli uccelli a deporre le proprie uova e dunque ad avere un nuovo sostentamento dopo l’austerità dell’inverno. La stessa deposizione di uova differenti da parte delle diverse specie di uccelli potrebbe portare all’idea delle uova differentemente dipinte che si sono poi tramandate fino ai giorni nostri. Erano disegnati con colori brillanti e con vari tipi di strisce e cerchi che rappresentavano i cicli della vita, morte e rinascita. Il tuorlo dorato rappresenta il Dio Sole, il suo albume è visto come la Dea Bianca e il tutto è un simbolo della rinascita. Il cesto pieno di uova decorate sta ad indicare il grembo fertile della Madre. Sembra che l'uovo sia sempre stato usato come simbolo di fertilità, di vita, di creazione e di rinascita. L’uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, l'ancestrale simbolo di vita. Porta in manifestazione tutto ciò che prima era solo allo stato potenziale. L'uovo che si schiude fa pensare alla neve e ai ghiacci che si sciolgono, liberando la vita che vi scorre all'interno. E’ un simbolo che accomuna molte Dee Antiche. E' interessante anche notare la somiglianza delle forme dell'uovo e delle ovaie, a rafforzare sempre il parallelismo uovo-vita. L'uovo svolge inoltre una funzione funeraria.

CELEBRARE OSTARA
-Molti pagani festeggiavano Ostara accendendo falò all'alba, suonando campanelle, decorando le uova e mangiandole ritualmente, oppure seppellendole come offerta (in questo caso usate colori alimentari).
-E’ il momento adatto per la magia dei semi, che darà i suoi frutti a Lammas o Mabon, e la benedizione dei semi da piantare nel vostro giardino.
-Organizzate un bel pic-nic se il tempo permette e potreste organizzare anche una piccola caccia al tesoro con i vostri amici o i vostri bimbi, dove dovranno trovare le uova decorate o di cioccolato.
-Offrite alla terra del fertilizzante composto da gusci di uovo sbriciolati e residui di caffè e per gli spiriti della natura del miele o dei cristalli.
-Passeggiate nella natura e avvertite il cambiamento in atto.
-In alcune tradizioni Wicca, nella settimana che precede questa festa ogni strega richiama alla mente le eventuali ingiustizie fatte a familiari e amici. Dopo averle scritte su un foglio, cerca per tutta la settimana di riequilibrarle porgendo scuse, restituendo prestiti, e così via. La notte della festa, ogni strega porta la lista e le azioni fatte per riequilibrare karmicamente le cose ingiuste. Nel corso del rito i fogli vengono bruciati, e il debito karmico è annullato.
-La casa può essere decorata con l’abbondanza dei fiori di primavera (comunque non cogliete quelli selvatici per non contribuire alla loro estinzione, o ancor meglio, comprate delle nuove piantine da tenere in casa o in giardino). I fiori e le candele pastello possono essere anche introdotti nel vostro spazio rituale.
-E’ il momento migliore per le “pulizie di primavera”.
-I cibi in tema con il giorno (collegare i vostri pasti alle stagioni è un buon metodo per armonizzarsi con la natura) comprendono quelli fatti di semi, come quelli di girasole, zucca e sesamo, ed anche pinoli. Principalmente le uova, uova sode, torte di miele, i primi frutti di stagione, biscotti, latte e miele. Anche i germogli sono appropriati, visto che sono vegetali a foglia, e verdi.
- Ad Ostara è tradizione fare la danza dell’equinozio. Un gruppo si muove in cerchio in senso orario, un altro gruppo in senso antiorario, per rappresentare l’equilibrio tra buio e luce. Un’altra danza tipica è la “grand allemande”. A coppie, disponetevi schiena contro schiena, toccate con la mano destra la persona di fronte a voi, muovendovi mentre questa si sposta, poi tendete la mano sinistra alla persona successiva e così via.

Incenso per Ostara:
2 parti di incenso; 1 parte di benzoino; ½  parte di noce moscata; ½  parte di petali di rosa; ½  parte di buccia di arancia grattugiata; 10 gocce di olio essenziale di caprifoglio, gelsomino o violetta.

La magia del seme
Sedetevi a meditare sulla vita, sul cambiamento delle stagioni, sulle energie che crescono sempre più forti. Ora pensate a tutti i nuovi progetti su cui desiderate lavorare sopra, o su ciò che desiderate. Prendete un seme per ogni progetto, poggiandoli uno alla volta nelle vostre mani a coppa, concentratevi sui pensieri o sulle visualizzazioni dell’obiettivo che avete in mente (siate sicuri che i vostri desideri siano etici e non causino il danno a chiunque, compresi voi). Quando avete caricato ogni seme della vostra intenzione magica, premeteli in una ciotola di terra, o direttamente nel terreno o nel vaso. Ora tenete la ciotola nelle vostre mani ed immaginate un flusso di luce scorrere dalle vostre palme nella terra, così eccitando i semi.

“Questo seme nella nuda terra vado a piantare
perché questa/o (qualità, progetto, desiderio o altro)) mia/o la/o voglio fare!
Seme, cresci, cresci forte, germoglia, cresci, cresci
(nome) mia/o sarà ,finché positiva nella mia vita
si ramificherà!”

Dovete prendervi cura delle piantine, il desiderio e l’intenzione si manifesterà insieme al processo di crescita della pianta.

-Nimue-

Fonti:
“L’arte della strega” di Dorothy Morrison
Siti:
“La Strega delle mele”
“Il calderone magico”

“Il cerchio della Luna”

sabato 9 marzo 2013

L'APE


Dipinto, griffato, inciso, questo totem talismanico è amico del Sole e dei fiori dal cui polline estrae l' elisir della vita. Ne sa qualcosa Zeus, il padre degli dei e degli uomini, che dall' ape Panacride ebbe il miele che lo nutrì bambino. L'Ape, come simbolo regale di sopravvivenza e di resurrezione, è stata ricordato in leggende, in odi e nei testi sacri da tutti i popoli dell'antichità, perché le si accordavano dei doni divini, dei poteri sorprendenti e misteriosi. L’ape è simbolo i fertilità, di nutrimento, di laboriosità ed efficienza, ma rappresenta anche la difesa intrepida della proprietà, della casa e quindi della famiglia. Svelare il segreto dell'alveare è come cercare di svelare il  mistero femminile, penetrarne il significato, riuscire a sublimare principalmente nella sua "Regina", nell' immagine della penetrazione e fecondazione, l' importanza stessa della vita. I Celti le consideravano Messaggere degli Dei, portatrici della conoscenza dell’Altromondo, ciò faceva del miele un alimento sacro e pregiato, ingrediente fondamentale delle bevande rituali come l’idromele, e si riteneva fosse uno dei componenti della pozione che bolliva nel Calderone della Dea Madre, l’Awen.
Secondo la leggenda, "Api" erano chiamate le sacerdotesse di Demetra (dea delle messi) che nei riti Eleusini esprimevano con un brusio di richiamo la loro raffinata istintualità. Le Api, o Melisse, sono sacre anche alla Dea Brighid, che si dice avesse un meleto nel Mondo ultraterreno ove volavano le api per ottenere un nettare magico. La capacità dell’ape di trasformare il polline in miele si può accomunare al lento lavoro iniziatico. Al frutto del suo lavoro è attribuito un grande valore esoterico, per via del miele che serve alla preparazione dell’ambrosia, bevanda sacra presso i Celti, i Germani e i Greci, o della cera, per la composizione dei ceri, oggetti rituali e sacri. È emblema dell’eterna rinascita e del rinnovarsi della natura a causa della sua sparizione nei mesi invernali e del ritorno in primavera. Nell’antico Egitto l’ape, paragonata all’anima, riportava in vita il defunto qualora entrasse dalla sua bocca. Per gli egizi la sua appartenenza divina era dovuta alla sua nascita dalle lacrime di Ra. La statua dell’ Artemide (Diana) di Efeso mostra la Dea circondata da diversi animali tra cui le api, per esprimere la ricchezza della natura, infatti anche le sacerdotesse caste di Artemide venivano chiamate Melisse, o Api. Anche le Amazzoni spesso si definivano tali. Il ronzio incessante delle api è spesso associato all'innalzamento dell'energia che conduce all'estasi del Nirvana e una persona che giace in una fossa piena d'api spesso rappresentava l'illuminazione. Le api sono sacre anche a Budda, spesso rappresentato ricoperto da questi insetti. 
Apprezzata come un elemento vitale, l'ape, il suo miele e la sua cera, ha trovato nella farmacopea antica come in quella moderna, il suo prezioso utilizzo. Infatti l'uso del miele è molto antico, conosciuto già nella preistoria, come lo dimostra il graffito delle Cuevas des Arona a nord-ovest di Valencia in Spagna. Risulta che fosse molto apprezzato dagli ittiti e dagli egizi; presso tale popolo vi era una vera e propria apicoltura come lo indicano i geroglifici databili 3.500 a.C ed il ritrovamento di un vaso di miele in una tomba egizia reale. Le api, dicono i loro studiosi, vivono in società matriarcali, pluriennali, formate da femmine, una sola feconda (la regina) e migliaia sterili (operaie), mentre i maschi (fuchi) compaiono durante un solo periodo dell' anno. La regina viene fecondata poco dopo lo sfarfallamento, durante il viaggio nuziale ed ha unicamente il ruolo di ovificare. Infatti essa viene nutrita e servita in tutte le sue necessità dalle operaie che secondo l' età si suddividono i compiti di nutrice, poi di operaia ed infine di attiva raccoglitrice di nettare e  polline. Le api rappresentano gli imenotteri sociali per eccellenza, in quanto occupano uno dei livelli evolutivi più elevati tra gli insetti, soprattutto per quanto riguarda la trasmissione d'informazioni. Ad  esempio, famosi sono i due tipi di danze circolari con cui le api segnalano alle compagne la direzione e la distanza del luogo in cui hanno individuato il cibo. Le api generalmente non sono aggressive, solo le femmine sono provviste di pungiglione e pungono solo se si sentono minacciate, a differenza di vespe e calabroni. La sua puntura però può risultare pericolosa nei soggetti allergici al veleno che secerne. L'ape punge una sola volta perché il suo pungiglione, che presenta delle piccole seghettature all'estremità, si stacca dal corpo quando l'ape tenta di ritrarlo. Così l'insetto, volato via, muore.